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Il nomade digitale…stanziato a Cape Town!

27/03/2024
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Alberto Canova
RFID Solution Consultant
#RFID
People
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Perchè sono diventato un nomade digitale?

Grazie al lavoro di mia moglie, ho avuto l’opportunità di trasferirmi a Cape Town per tre mesi e vivere, così, un’esperienza completa di remote working.

Questa occasione è nata per un progetto lavorativo di Lucia, legato a un programma di interscambio a cui partecipano diverse università estere. Dopo aver valutato attentamente la proposta ne ho discusso con il mio team di lavoro in Aton e abbiamo deciso di accettare la sfida (Grazie Aton!).

Essere un nomade digitale a Cape Town

Tra i vari paesi opzionabili abbiamo scelto il Sudafrica, la destinazione con il fuso orario più adatto. Inoltre Cape Town e i suoi dintorni sono splendidi, con panorami incredibili, spiagge enormi e molta natura. Il clima è perfetto per lavorare e concentrarsi, con una media di 20 gradi e una costante brezza marina. Le stagioni per di più qui sono favorevoli: l’inverno è mite, l’estate non è troppo calda e l’autunno si è rivelato la scelta migliore!

Nomade Digitale da Cape Town - Alberto

Per quanto riguarda la connessione, Cape Town offre una buona copertura sia per l’ADSL che per il segnale 4G. Non ho mai riscontrato velocità superiori a 50 Mbps, ma sono sufficienti per gestire due chiamate Teams contemporanee e uno streaming Netflix. Inoltre ho imparato a gestire meglio il traffico dati della mia SIM: abituato a un contratto flat, ho scoperto con piacere che 5 GB al mese di traffico dati aziendale sono più che sufficienti per fare quasi tutto, a patto di seguire alcuni accorgimenti:

  • Lavorare su Teams tenendo le cam in arrivo spente
  • Attivare il risparmio dati (per chi ha Android)
  • Scegliere con cura quali app tenere in background, con aggiornamento automatico dei dati
  • Sfruttare le Wi-Fi pubbliche, attivando la VPN se necessario
  • Usare il navigatore scaricando da Wi-Fi le mappe offline dell’area circostante
  • Rinunciare completamente ai social quando sono in mobilità

Nei primi giorni di lavoro da remoto ho commesso l’errore di lavorare più intensamente del solito. Forse, inconsciamente, mi sentivo in difetto. Colleghi e clienti non si risparmiano un giustificatissimo sarcasmo. Ma io non sono in ferie: sono un nomade digitale!

Cerco quindi di lavorare serenamente, godendo anche di ciò che mi circonda: una passeggiata in spiaggia, una call teams nel bar dell’amico italiano conosciuto qui.

Remote Work da Cape Town - Aton

E non dimentichiamo lo Sport: Cape Town capitale dello sport, di qualsiasi sport letteralmente, ma con una preponderanza di quelli pericolosi e rischiosi!

Nel mio caso nessun problema a trovare delle belle partite di padel da condividere con altri digital nomad o con i tanti padel lovers del posto. Ho scoperto che qui avrebbero la tendenza a fare tutto alla mattina presto ma “No, le partite di padel alle 6.30am non mi avranno mai“!

Fattori che mettono a dura prova il mio digital-nomadismo, seppur stanziale?

La partenza

L’organizzazione completa di ciò che abbiamo lasciato in Italia è stata fondamentale, ma anche causa di stress. La gestione della casa e delle faccende burocratiche italiane va pianificata per bene e senza l’aiuto di familiari e amici sarebbe stata molto dura.
Alcuni esempi? Bollette, manutenzione ordinaria e straordinaria, imprevisti meteorologici, multe, scadenze automobilistiche, la cassetta della posta da svuotare…

La vita familiare

Gli orari lavorativi e delle riunioni non potranno mai combaciare con le esigenze organizzative di una famiglia in trasferta. Massima importanza quindi all’organizzazione della vita di chi vi accompagna in questa avventura, grandi o piccoli che siano.

Una buona usanza è la condivisione del calendario Outlook con il vostro compagno/a per assicurarsi che la prole non rimanga abbandonata (per sua gioia e degli psicologi infantili) davanti ad un tablet per un tempo indefinito. Dimenticavo: la prole va a scuola, niente vacanze!!

Essere nomadi digitali “stanziali” prevede, inoltre, che l’abitazione scelta sia abbastanza grande per poter convivere serenamente e fornita di ciò che serve. Ad esempio, dopo qualche giorno nell’appartamento, mi sono reso conto che mancava una postazione lavorativa: così ci siamo recati in un fornitissimo negozio di mobili usati a Cape Town, risolvendo la situazione con un acquisto oculato.

Abitudini e particolarità del luogo che influiscono, loro malgrado, nella vita lavorativa

  • Qui i negozi chiudono alle 17 e si cena molto presto. Si esce raramente dopo le 20 di sera se non in auto e con spostamenti mirati. Quindi un altro aspetto da considerare nell’organizzazione familiare è di trovare il tempo, ad esempio tra una riunione, di fare la spesa (per me è un ottimo momento al mattino presto).
  • Load Shedding: il Sudafrica soffre di una mancanza cronica di corrente a causa delle infrastrutture carenti e della incredibile dipendenza dalle centrali a carbone. Sta di fatto che l’agenzia governativa per l’elettricità ha ideato un sistema di blackout programmati a rotazione che interessa tutto il paese. A seconda del livello di fabbisogno energetico, in tempo reale vengono pianificati e diffusi ad ogni città – tramite un’app apposita – i blackout, suddivisi per fasce orarie. Fa una certa impressione vedere mezza città completamente al buio e questo annoso problema influenza tantissimo la vita quotidiana, causando tanto stress agli abitanti – non dotati di ups o pannelli solari.

Nessun problema per la connessione, spesso protetta da backup, ma è una situazione un po’ particolare: bisogna ricordarsi di avere sempre cellulare e laptop carichi, oppure prevedere di spostarsi in qualche attività commerciale dotata di generatore a gasolio. Questa cosa è molto African Style!!

Inconvenienti internazionali

Nel giro di due settimane, i due cavi sottomarini principali che collegano internet al continente africano sono stati danneggiati, e c’è veramente poco da fare: bisogna mettere in conto tutto, anche questo!

Situazione socio-politica

Dovrei scrivere molto solo su questo, ma accenno un mio personale pensiero. Le differenze sociali qui sono molto marcate. La povertà è lì, fuori dal cancello del nostro elegante condominio. Township gigantesche circondano la città. È quasi impossibile da descrivere ma la sensazione iniziale è spiazzante.

Dopo qualche settimana ci fai l’abitudine, ma io non voglio abituarmi: voglio continuare a starci male, per non cadere nell’illusione che vada tutto bene.

Un abbraccio dal nomade digitale di Cape Town

L’esperienza è sicuramente una di quelle cose che ti porti dietro per tutta la vita, ma la bellezza vera è il continuare a cercare e scoprire, come hanno fatto i primi navigatori portoghesi che hanno raggiunto il Sudafrica.

Quando mi dicevano “Alberto, esci dalla tua comfort zone”, ho risposto “va bene così?”

In questa foto, il sottoscritto alle prese con una call importante: non fate come me, rimanete in una zona con copertura migliore 😉

Nomade Digitale da Cape Town - Aton

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