Grazie al lavoro di mia moglie, ho avuto l’opportunità di trasferirmi a Cape Town per tre mesi e vivere, così, un’esperienza completa di remote working.
Questa occasione è nata per un progetto lavorativo di Lucia, legato a un programma di interscambio a cui partecipano diverse università estere. Dopo aver valutato attentamente la proposta ne ho discusso con il mio team di lavoro in Aton e abbiamo deciso di accettare la sfida (Grazie Aton!).
Tra i vari paesi opzionabili abbiamo scelto il Sudafrica, la destinazione con il fuso orario più adatto. Inoltre Cape Town e i suoi dintorni sono splendidi, con panorami incredibili, spiagge enormi e molta natura. Il clima è perfetto per lavorare e concentrarsi, con una media di 20 gradi e una costante brezza marina. Le stagioni per di più qui sono favorevoli: l’inverno è mite, l’estate non è troppo calda e l’autunno si è rivelato la scelta migliore!
Per quanto riguarda la connessione, Cape Town offre una buona copertura sia per l’ADSL che per il segnale 4G. Non ho mai riscontrato velocità superiori a 50 Mbps, ma sono sufficienti per gestire due chiamate Teams contemporanee e uno streaming Netflix. Inoltre ho imparato a gestire meglio il traffico dati della mia SIM: abituato a un contratto flat, ho scoperto con piacere che 5 GB al mese di traffico dati aziendale sono più che sufficienti per fare quasi tutto, a patto di seguire alcuni accorgimenti:
Nei primi giorni di lavoro da remoto ho commesso l’errore di lavorare più intensamente del solito. Forse, inconsciamente, mi sentivo in difetto. Colleghi e clienti non si risparmiano un giustificatissimo sarcasmo. Ma io non sono in ferie: sono un nomade digitale!
Cerco quindi di lavorare serenamente, godendo anche di ciò che mi circonda: una passeggiata in spiaggia, una call teams nel bar dell’amico italiano conosciuto qui.
E non dimentichiamo lo Sport: Cape Town capitale dello sport, di qualsiasi sport letteralmente, ma con una preponderanza di quelli pericolosi e rischiosi!
Nel mio caso nessun problema a trovare delle belle partite di padel da condividere con altri digital nomad o con i tanti padel lovers del posto. Ho scoperto che qui avrebbero la tendenza a fare tutto alla mattina presto ma “No, le partite di padel alle 6.30am non mi avranno mai“!
La partenza
L’organizzazione completa di ciò che abbiamo lasciato in Italia è stata fondamentale, ma anche causa di stress. La gestione della casa e delle faccende burocratiche italiane va pianificata per bene e senza l’aiuto di familiari e amici sarebbe stata molto dura.
Alcuni esempi? Bollette, manutenzione ordinaria e straordinaria, imprevisti meteorologici, multe, scadenze automobilistiche, la cassetta della posta da svuotare…
La vita familiare
Gli orari lavorativi e delle riunioni non potranno mai combaciare con le esigenze organizzative di una famiglia in trasferta. Massima importanza quindi all’organizzazione della vita di chi vi accompagna in questa avventura, grandi o piccoli che siano.
Una buona usanza è la condivisione del calendario Outlook con il vostro compagno/a per assicurarsi che la prole non rimanga abbandonata (per sua gioia e degli psicologi infantili) davanti ad un tablet per un tempo indefinito. Dimenticavo: la prole va a scuola, niente vacanze!!
Essere nomadi digitali “stanziali” prevede, inoltre, che l’abitazione scelta sia abbastanza grande per poter convivere serenamente e fornita di ciò che serve. Ad esempio, dopo qualche giorno nell’appartamento, mi sono reso conto che mancava una postazione lavorativa: così ci siamo recati in un fornitissimo negozio di mobili usati a Cape Town, risolvendo la situazione con un acquisto oculato.
Abitudini e particolarità del luogo che influiscono, loro malgrado, nella vita lavorativa
Nessun problema per la connessione, spesso protetta da backup, ma è una situazione un po’ particolare: bisogna ricordarsi di avere sempre cellulare e laptop carichi, oppure prevedere di spostarsi in qualche attività commerciale dotata di generatore a gasolio. Questa cosa è molto African Style!!
Inconvenienti internazionali
Nel giro di due settimane, i due cavi sottomarini principali che collegano internet al continente africano sono stati danneggiati, e c’è veramente poco da fare: bisogna mettere in conto tutto, anche questo!
Situazione socio-politica
Dovrei scrivere molto solo su questo, ma accenno un mio personale pensiero. Le differenze sociali qui sono molto marcate. La povertà è lì, fuori dal cancello del nostro elegante condominio. Township gigantesche circondano la città. È quasi impossibile da descrivere ma la sensazione iniziale è spiazzante.
Dopo qualche settimana ci fai l’abitudine, ma io non voglio abituarmi: voglio continuare a starci male, per non cadere nell’illusione che vada tutto bene.
L’esperienza è sicuramente una di quelle cose che ti porti dietro per tutta la vita, ma la bellezza vera è il continuare a cercare e scoprire, come hanno fatto i primi navigatori portoghesi che hanno raggiunto il Sudafrica.
Quando mi dicevano “Alberto, esci dalla tua comfort zone”, ho risposto “va bene così?”
In questa foto, il sottoscritto alle prese con una call importante: non fate come me, rimanete in una zona con copertura migliore 😉