Qualche giorno fa è uscito il Primo Report di Valutazione di Impatto di Aton, un documento che approfondisce e analizza gli effetti delle nostre attività sull’ecosistema. Uno dei temi trattati è proprio quello della sostenibilità dal punto di vista sociale, ambientale ed economico (People, Planet, Prosperity), che tiene conto anche dell’evoluzione digitale.
Nei giorni successivi, il 9 ottobre, si celebrava il World Post Day, ovvero il giorno in cui si celebra l’importanza dei servizi postali che introdussero, per la prima volta nella storia, la capacità di mettere in comunicazione tra di loro le persone da ogni parte del mondo.
Nonostante oggigiorno i sistemi postali continuino a svolgere a pieno regime le proprie attività d’origine, questa data è passata inosservata ai più e, probabilmente, il motivo principale è che oggi quasi tutta la nostra corrispondenza personale e lavorativa avviene via email gratuitamente.
Questi due avvenimenti consecutivi hanno scaturito in me una riflessione: in un mondo che viaggia alla velocità di un click, che impatto ambientale ha la posta elettronica che mandiamo quotidianamente? Quante sono effettivamente le e-mail che spediamo e qual è il loro reale costo?
Ogni giorno nel mondo vengono spedite più di 3 milioni di email al secondo (dato del 5/10/2022, Internet Live Stats) che rimbalzano da un server all’altro prima di arrivare a destinazione, apparentemente a titolo gratuito. Secondo l’Agenzia francese per l’Ambiente e la Gestione dell’Energia (ADEME, Agency For Ecological Transition) se si calcola la somma di emissioni di CO2 prodotte dal PC che invia la mail, dai server che ne gestiscono il transito e quindi ne processano i dati, e dal PC che la riceve, per ogni e-mail di 1 Megabyte vengono emessi circa 19 grammi di CO2. Questo significa che 8 e-mail inviate producono la stessa quantità di anidride carbonica emessa percorrendo un chilometro in auto. E ancora, l’ADEME ha calcolato che ipoteticamente un’azienda con 100 dipendenti i quali inviano, in media, 33 email al giorno per circa 220 giorni all’anno, produrrebbe circa 13,6 tonnellate di CO2, che equivarrebbero a 13 viaggi andata e ritorno da Parigi a New York.
Quindi, se a fronte di questi dati possiamo affermare che la posta elettronica inquina tanto quanto un volo intercontinentale o un viaggio in auto, viene anche da domandarsi: se quelle stesse e-mail venissero spedite in forma tradizionale, quanta sarebbe la carta sprecata? Quante sarebbero le emissioni di CO2 emesse dai mezzi di trasporto che dovrebbero consegnarla? Probabilmente molte di più, ma grazie allo studio dell’ADEME risulta evidente che anche la posta elettronica ha un costo, non tanto monetario, quanto ambientale. Ci avevate mai pensato?
Senza considerare che anche le nostre azioni digitali, come commentare un post, inviare un messaggio Whatsapp, utilizzare un qualsiasi motore di ricerca, condividere un contenuto, mettere un like, non sono certo prive di impatto sul nostro pianeta.
È chiaro che più la nostra comunicazione si dematerializza, più diventa necessario l’utilizzo di dispositivi elettronici ed energia necessaria ad alimentarli. Quindi, aggiungo io, più digitalizziamo la nostra comunicazione e più aumentiamo la produzione di dispositivi elettronici a discapito del sempre maggior utilizzo di materie prime, il cui processo produttivo genera materiale di scarto danneggiando, in molti casi, l’ambiente.
Aton, come Società Benefit, investe nella continua ricerca di soluzioni di innovazione digitale sostenibile, mettendosi a disposizione delle aziende aiutandole a migliorare il loro impatto ambientale, ma anche cercando di allungare la vita dei dispositivi tecnologici in utilizzo. Inoltre, crede fortemente che noi #atonpeople siamo veri protagonisti consapevoli, parte essenziale di questo cambiamento che sta attuando.
Sapevate che più un’e-mail è “pesante”, maggiore sarà il suo impatto ambientale? “Quindi basta alleggerirla per non inquinare”, direte. No, non basta, ma è un piccolo importante passo che se compiuto da ciascuno di noi può contribuire a ridurre l’impatto ambientale sul nostro pianeta.
È qui che scendiamo in campo noi atonpeople, perché nessun grande cambiamento può essere mosso dalla volontà di un singolo individuo o di una sola azienda come nel caso di Aton, ma tutti insieme possiamo raggiungere grandi risultati. Quello che può certamente aiutare e aiutarci – perché, ricordiamoci, facciamo noi stessi parte del Pianeta che abitiamo – può essere il frutto di piccoli accorgimenti quotidiani da parte di ognuno e del raggiungimento di una sufficiente consapevolezza sull’utilizzo degli strumenti aziendali (e personali) che abbiamo a nostra disposizione.
Eliminare periodicamente i messaggi non più utili
Questi sono solo alcuni suggerimenti che, se messi in pratica, potrebbero aiutarci a ridurre le emissioni di CO2 legate alla posta elettronica.
Penso che queste informazioni debbano essere per ognuno di noi motivo di riflessione su come scegliamo di agire in ufficio e nelle nostre case. Gli strumenti tecnologici a nostra disposizione non vanno certo demonizzati, ma un loro utilizzo consapevole da parte di ciascuno di noi può senz’altro fare la differenza.