Ah, il sottile piacere di alzarsi e non dover affrontare il traffico della mattina, potersi vestire come ci pare e avere sempre il frigo a portata di mano… Di certo il lavoro da casa colpisce la fantasia, e nella pratica – usato con intelligenza – è uno strumento ottimo per focalizzarsi su un compito particolare e portarlo a termine più efficacemente e con meno stress; per poter gestire quelle situazioni in cui “la realtà chiama” e bisogna magari aspettare a casa un operaio – senza doversi necessariamente prendere ferie; o gestire orari di lavoro spezzettati a causa di turni, che costringerebbero a un continuo andirivieni dall’ufficio.
Ma davvero lo Smart Working è solo questo?
No, chiaramente no, sarebbe riduttivo.
Per realizzare gli obiettivi (di risultato e di interazione coi colleghi e coi clienti) che ci vengono dati e prendendosi la responsabilità di definire i propri orari e modi di lavoro.
Ho un cliente vicino, e ritengo che incontrarlo di persona possa appianare un contenzioso? Salgo sull’auto e vado. Devo “correre” per un documento da consegnare, e so che sono più produttivo/a di notte? Passo la notte a scrivere, e domani arrivo in ufficio un po’ dopo. Ritengo di dovermi isolare per un po’ per studiare un argomento nuovo?
Ognuno di noi sa come rende al meglio, ed allora perché non fidarsi?
Smart Working vuol dire soprattutto due cose:
Lungi dall’essere “dei numeri”, i nostri dipendenti sono persone uniche, da ascoltare e dai quali ogni giorno imparare qualcosa; davvero non possiamo che fidarci, quando affidiamo loro un compito, che sappiano già come farlo al meglio.
In Aton crediamo fortemente in questo. Crediamo nel valore della collaborazione, e perciò curiamo i nostri uffici in modo che siano un luogo confortevole di incontro, scambio e lavoro; ma quando questo – per mille motivi – non è ideale, crediamo che ogni atonpeople si sappia prendere la responsabilità di aver chiaro il proprio obiettivo, raggiungerlo e condividere il suo raggiungimento con i colleghi.
Non tutti lavorano da casa, perché spesso sono necessari presenza fisica e confronto diretto con il proprio team; ma anche il solo sapere che è possibile migliora drasticamente il rapporto con l’azienda e quel famoso “equilibrio vita-lavoro” di cui sempre si parla ma che spesso si perde di vista.
(P.S. Questo articolo è stato scritto sul divano, mangiando una mela)