Dopo Trieste, la partecipazione di Aton a Voxxed Days si è ripetuta a Milano lo scorso 10 settembre. Se Trieste era una scommessa, Milano è un ritorno a casa di amici di lunga data, che finalmente si rivedono dopo una lunga distanza forzata. Grazie alla collaborazione dell’Università di Milano, è stato possibile usufruire dell’Auditorium Levi in città studi. Questo ha permesso di gestire i circa 250 partecipanti in assoluta sicurezza, e di avere a disposizione uno spazio sufficiente per avere proficue discussioni con gli sponsor.
La speranza di tutti – organizzatori, sponsor e partecipanti – era di poter ricominciare a vedersi, scambiarsi esperienze e chiacchere di persona. La pandemia ci ha insegnato i pregi della virtualità, ma la comunicazione in presenza è imbattibile e necessaria. Siamo animali sociali e abbiamo bisogno di vederci e riconoscerci insieme.
La giornata è stata aperta dal keynote di Steve Poole sull’importanza della cultura di team e della collaborazione nell’attività di sviluppo: qualcosa che noi in Aton conosciamo molto, molto bene. Lo hanno seguito sul palco Karin Wolok e Mary Grygkeski che hanno, con energia e sorriso, presentato la soluzione proposta da StarTree e DataStax per gestire dati analitici in tempo reale usando assieme i progetti Apache Pulsar e Pinot.
Mohammed Aboullaite ha dato una definizione precisa di Service Mesh, insieme con un fermo avviso alla cautela: è importante verificare di avere realmente il problema che una Service Mesh risolve, prima di imbarcarsi nella sua complessa e costosa adozione. Grace Jansen ha invece il raro dono di saper spiegare in termini chiarissimi concetti anche molto complicati; ha quindi spiegato come il pattern Saga sostituisce il concetto di transazione nelle architetture a micro-servizi e come la proposta di MicroProfile LRA introduce una specifica per standardizzare questo approccio. È interessante vedere che, dopo tutti questi anni e dopo tutte le trasformazioni che ha subito, in questo tipo di iniziative IBM è sempre presente.
Nel pomeriggio ho avuto l’onore (e l’onere) di portare un breve talk che, con la scusa di raccontare una parte poco conosciuta della storia dell’Informatica, ha voluto rimarcare la necessità di considerare e valorizzare la partecipazione di tutti alle attività tecnologiche, e di porre attenzione alle conseguenze che i nostri prodotti hanno sulla vita delle persone. Questi sono non solo i valori di Aton, ma quelli di una parte sempre più ampia dell’industria che riconosce come il valore prodotto debba includere anche il progresso usufruibile da tutta la società.
Dopo di me sono saliti sul palco Ixchel Ruiz e Andres Almiray che, con consumato talento teatrale e grande abilità hanno affrontato, in modo molto interattivo, un argomento che potenzialmente è estremamente tecnico e molto noioso, ovvero i dettagli della risoluzione delle dipendenze in Maven. È stato un piacere osservare una presentazione eseguita con grandissimo mestiere, e anche scoprire alcune caratteristiche dello strumento – usato anche in alcuni progetti Aton – tutt’altro che intuitive, e che in realtà derivano da una storia molto lunga, iniziata in un mondo molto diverso da come è oggi.
Altro intervento estremamente interessante è stato quello di Andy Petrella sull’osservabilità dei Dati. Autore di diversi libri sull’argomento, Petrella propone un framework per monitorare la qualità, la provenienza ed il movimento dei dati con profondità e capacità di analisi simili al monitoraggio dei parametri di una infrastruttura. In tempi di GDPR, sovranità e controllo della divulgazione dei dati personali, si tratta di un argomento di grande attualità.
Il talk breve dopo il coffee break di mezzo pomeriggio è stato il colorato intervento di Michele Riva che ha spiegato, con semplici disegni, le caratteristiche di un sistema distribuito. È stato quindi il turno di Gerrit Grunwald che ha illustrato il progetto OpenJDK CRaC, ovvero una via di mezzo fra la normale compilazione JIT e la compilazione AOT tipica di GraalVM. Il progetto prevede di rendere esplicita la gestione della sospensione e del riavvio di un’applicazione Java. In questo modo, è possibile coprire un insieme di scenari in cui combinare i benefici sul tempo di startup tipici dell’approccio AOT con l’efficienza raggiungibile solo dalla compilazione JIT. Estremamente sperimentale, ma estremamente interessante e significativo del livello di innovazione che si trova nell’ecosistema Java.
La giornata è stata chiusa con una vera rockstar, Jarek Ratajski e la sua Functional Propaganda. Tra sorrisi ed eccessi, Ratajski ha mostrato le caratteristiche funzionali più “estreme” che si possono raggiungere in Kotlin, ispirandosi alle peculiarità del linguaggio Haskell. Da un lato, sono idee da tenere presente e sono a volte utili, in quanto possono aiutare a scrivere codice più compatto e leggibile. D’altro canto, eccedere in questa direzione – e Jarek ne fa coscientemente pubblicità – può portare a scrivere in un “gergo” difficile da comprendere per chi non è già “iniziato”. E questo non è mai una buona idea; non avremmo scelto Kotlin, altrimenti.
Aton ha tutta l’intenzione di rimettere questo tipo di eventi nel programma formativo degli atonpeople e di ampliare la sua partecipazione: facendo parte del pubblico, prendendo parte all’organizzazione degli eventi, come la prossima DevFest Triveneto il 22 ottobre, e producendo contributi da proporre per presentare all’industria quello che facciamo e spiegare ai futuri atonpeople come lavoriamo e perché dovrebbero diventare nostri colleghi.