Condividi
x
Condividi
x

Service Desk multilingua: oltre alla competenza linguistica

11/01/2019
Redazione-img
Redazione
Service Desk
Categorie

Il Service Desk multilingua di Aton: lost in translation

A: “Devo tradurre questo testo”
B: “Dai a me, lo faccio tradurre dalla sorella dell’amica di mia cugina”

Ecco, un dialogo del genere (traslatelo pure in altre lingue) di norma produce traduzioni come quella qui sotto, tratta dal foglietto illustrativo di un dispositivo medico. Se ci mettiamo pure Voldemort come testimonial facciamo una campagna pubblicitaria con i fiocchi.

Deterge e purifica in naso. Il getto consente un lavaggio in profondità e il trattamento attivo e dinamico delle fosse nasali. Ideale per rimuovere efficacemente il naso.

Oppure mettiamo la Canalis a interpretare De Niro al festival di Sanremo del 2011, bella sì, ma potremmo non dire altrettanto brava. Insomma, questo per dire che tradurre o interpretare non è da tutti.

Cominciamo intanto con una netta distinzione: il traduttore e l’interprete, due professioni spesso confuse, ma molto ben distinte.

Il traduttore scrive, l’interprete parla

L’interprete ha bisogno di sviluppare competenze cognitive che gli permettano allo stesso tempo di ascoltare una lingua straniera e parlare simultaneamente in un’altra, il traduttore deve conoscere perfettamente allo scritto la lingua di partenza e la lingua di arrivo. Entrambi hanno lo scopo di veicolare un messaggio.

Messaggio è la parola chiave, dietro a cui si nascondono mille sfaccettature, possiamo dire che tradurre significa trasmettere una cultura, con tutte le sfumature linguistiche e sintattiche che sono indispensabili per far percepire al lettore di non leggere una traduzione. Affare non da poco questo, è indispensabile una conoscenza approfonditissima delle lingue e delle culture da e verso cui si traduce, cosa che di sicuro non si può ottenere con un semplice soggiorno studio all’estero, ma anzi spesso sono necessari anni di studi, di ricerca e di pratica!

Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa…

Ne va del buon risultato della traduzione, c’è un esempio molto calzante riguardante un libricino di Antoine de Saint Exupéry: il Piccolo Principe, un’opera degli anni ‘40. Il ragazzino, il principe appunto, vive su un asteroide con una rosa della quale si prende amorevolmente cura. Il resto della trama non ci interessa molto, ma vi basti pensare che nella lingua originale, il francese, la rosa era semplicemente un fiore (sostantivo che in francese è di genere femminile.) In italiano, il traduttore ha deciso di utilizzare un iponimo, ovvero un termine più specifico rispetto al più generico fiore, perché in italiano si rischiava di trasmettere il messaggio di una relazione omosessuale tra il ragazzino e il fiore. Pensate allo scandalo di una tale storia nell’Europa degli anni ’40. Motivo per cui è stato tradotto con “rosa”. Questo per far capire che dietro alle scelte, magari banali, ci sono riflessioni ben più ampie di quanto si possa pensare.

Oppure pensiamo a come ci si pone davanti ad alcune parole che non hanno un corrispettivo diretto nella lingua di arrivo. Per esempio, in tedesco esiste il “Feierabend”, pressoché intraducibile con una parola in italiano, che rappresenta quel tempo libero dopo la giornata lavorativa. Se invece partiamo dall’italiano, possiamo citare la differenza che la nostra lingua pone tra l’affetto che proviamo per un amico o un familiare e quello che proviamo (si spera) per il nostro partner. In inglese, francese e tedesco, ad esempio, una tale distinzione non esiste, quindi “ti voglio bene” sarà un semplice “I love you”; “je t’aime”; “ich liebe dich”, traduzioni possibili, ma dove il messaggio trasmesso perde in carica culturale. Ogni volta che in film, o libri, mi imbatto in una traduzione letterale di “I love you” detta tra amici mi corre un brivido di orrore lungo la schiena, un po’ come tutte le volte che sento “figliolo” o “campione” nei doppiaggi dei film americani. Chi mai in Italia si rivolge ai ragazzi con “figliolo”?

Provate a pensare come tradurreste in inglese o in un’altra lingua parole tipicamente italiane come: “magari”, “boh”, “dolce far niente”, solo per citare alcuni esempi di insidie traduttive.

La situazione opposta è altrettanto difficile per il traduttore che si trova di fronte a parole omografe e omofone totalmente decontestualizzate.

Come si comporta il nostro Service Desk multilingua?

Poniamoci all’interno del contesto informatico del nostro Service Desk multilingua: spesso ci troviamo di fronte alla necessità di tradurre in inglese (o altre lingue) la parola “INVIO”, ma senza un contesto è impossibile sapere se si tratta del tasto invio della tastiera (quindi da tradurre in inglese con “ENTER”) o se è un pulsante che permette di trasmettere dei dati (quindi probabilmente da tradurre con “SEND”).

Se non si è certi di aver capito quello che si deve tradurre la regola è: NON TRADURRE. CHIEDI.

Ecco perché quando qualcuno ci chiede “mi fai una traduzione?” è bene sapere che dietro a una mera trasposizione di parole da una lingua all’altra si nascondono insidie invisibili e non trascurabili.

Non odiateci quando veniamo a chiedere “mi diresti il contesto per favore” lo facciamo per salvaguardare i nasi della gente!

ATONEWS
Le persone al centro
Ordini e ingresso merce in 15 secondi: .one AI trasforma il tuo business - Aton
Tech
Andrea Cobre
Ordini e ingresso merce in 15 secondi: .one AI trasforma il tuo business
18/11/2024
Approfondisci
Macchina caffè bar - torrefazioni vendita di caffè HoReCa
Food & Consumer Goods · Sales
Giovanni Bonamigo
Torrefazioni: vendita di caffè al settore HoReCa
15/11/2024
Approfondisci
operatore GPL con tablet
Energy · Sales·Tech
Alessandro Landi
.onMeter: la piattaforma software per il GPL che raccoglie i dati di 400mila utenti
08/11/2024
Approfondisci
Smart Meter o contatore intelligente
Energy · Hardware·Sales·Tech
Alessandro Landi
3 motivi per scegliere gli Smart Meter
30/10/2024
Approfondisci
Fashion Retail: come combattere l'out-of-stock nei negozi - Aton
Fashion · Retail Management·Sell-out
Cristiano Negri
Fashion Retail: come combattere l’out-of-stock nei negozi
10/10/2024
Approfondisci
Tracciabilità: il segreto del successo di molti brand - Aton
RFID·Sales·Tech
Giovanni Bonamigo
Tracciabilità: il segreto del successo di molti Brand
04/10/2024
Approfondisci
CASE STUDY
Ecco alcune delle nostre esperienze
Leggi
caffè-vergnano-case-study-aton-img

Caffè Vergnano

Food & Consumer Goods
Oggi Caffè Vergnano è presente sul territorio in 19 regioni con oltre 4.500 clienti Ho.Re.Ca e nel mondo con più di 70 locali in 19 paesi.
Approfondisci
Leggi
unicomm-banner-img

Unicomm

Retail Vendite Omnichannel
Nel corso dei suoi quasi 70 anni di storia Unicomm è cresciuto fino ad essere presente oggi in 7 regioni e 32 province italiane. Con oltre 1500…
Approfondisci
Leggi
shv-energy-case-study-img

SHV Energy

Energy
In una sola web console l’azienda registra i dati, gestisce gli ordini, pianifica i rifornimenti, la manutenzione e si assicura che tutte queste operazioni vengano riportate in modo immediato e automatico nel gestionale.
Approfondisci
Leggi
gruppo-poli-banner-img

Gruppo Poli

Retail Vendite Omnichannel
Poli ha unito tradizione e innovazione nel proprio modo di fare impresa ponendo particolare attenzione ai collaboratori, ai clienti e al territorio. In Aton, ha trovato un partner con…
Approfondisci
Leggi
cattel-banner-img

Cattel

Food & Consumer Goods Vendite Omnichannel
Cattel S.p.a, azienda leader nel Nord d’Italia nella distribuzione di prodotti alimentari nel canale Ho.Re.Ca ha profondamente trasformato la raccolta ordini adottando la soluzione .onSales B2B di Aton.
Approfondisci
Leggi
Despar-Case-banner-img

Despar

Retail Vendite Omnichannel
Tutte le operazioni di negozio gestite in palmo di mano per gli oltre 600 punti vendita Despar, Eurospar e Interspar
Approfondisci