Che dire? Siamo orgogliosi che un atonpeople parli di Kotlin, linguaggio di programmazione open-source per applicazioni multipiattaforma, ad una conferenza internazionale.
Ecco il racconto della sua esperienza:
Sveglia alle 4:30, salta in macchina, corri in stazione e via in treno fino a Milano per la
Working Software Conference. Questa conferenza,
organizzata da Italian Agile Movement, ha lo scopo di riunire persone che di mestiere creano software redditizi e rendono felici gli utenti. Non si tratta quindi di innovare o presentare novità tecnologiche, ma di
condividere storie, consigli e pratiche che permettano a tutti di scrivere del software migliore: chiaro, semplice e soprattutto che funzioni. Ed è ispirato proprio a questi principi il keynote di apertura di
Matteo Vaccari, che ci ha parlato di come molto spesso sia meglio scrivere qualche riga di codice in più al fine di renderlo esplicativo invece di scrivere codice più breve ma allo stesso tempo complesso e poco intuitivo. Altro tema caldo della giornata è stato il TDD:
Test Driven Development.
La scrittura dei test prima del codice vero e proprio aiuta a non commettere errori banali e dettati dalla distrazione, oltre a fornire una sorta di documentazione su come debba comportarsi il software in determinate occasioni.
Pranzo in fretta, finisco le ultime slide e alle 16:00 arriva il momento del mio talk, intitolato
Kotlin Multiplatform: The real “write once, run anywhere”. Il talk verte sulla possibilità di riutilizzare la stessa codebase su varie piattaforme (Android, iOS, backend, frontend) in modo da non dover riscrivere la stessa business logic in vari linguaggi, diminuendo così la probabilità di inserire bug e riducendo i tempi di sviluppo. Conclusioni? Al momento la soluzione “Kotlin Multiplatform” è acerba e non pronta per la produzione ma si sta evolvendo velocemente. Uno dei fattori chiave nella diffusione di una tecnologia è l’interesse della community, e sembra che in questo caso Kotlin Multiplatform abbia fatto centro visto che
la quantità di librerie e progetti open source sta aumentando senza sosta (leggi anche questo articolo
Kotlin, nuova linfa ai nostri progetti.
Gli organizzatori della conferenza non si sono limitati a lasciare il pubblico passivo ad ascoltare: per quelli che amano avere “le mani in pasta” si sono tenuti 6 workshop nel corso della giornata, utili ad arricchire le proprie conoscenze sul functional programming, il domain driven development, il test driven development e molto altro.
Cosa mi sono portato a casa da questa esperienza?
Credo che tutto si possa riassumere in: non c’è un modo corretto di scrivere il software, l’importante è che sia di facile comprensione, soprattutto quando si fa parte di un team di sviluppo…e prima o poi tutti ne facciamo parte.