Eravamo anche noi a EuroCIS, la più importante fiera del retail europea, che si è tenuta a Düsseldorf dal 19 al 21 febbraio.
Due giorni di full immersion per toccare con mano le principali novità tecnologiche nel mondo retail, uno scenario in continua evoluzione dove l’omnichannel è ormai realtà, anzi “diritto acquisito”, impresso come keyword in ogni stand, quasi a neutralizzarne il significato. Già al primo stand ci si accorge che il tradizionale “sistema di cassa”, cuore IT del punto vendita, è ormai superato: il nuovo retail è un luogo aperto, accogliente, privo di barriere fisiche che invita il consumatore ad avvicinarsi e vivere l’esperienza nel rapporto col prodotto o col brand che lo rappresenta.
Non più schermo stand-alone (preistoria), ma display brillanti inseriti a pieno titolo nell’architettura del negozio per valorizzare il prodotto esposto, a cui sono applicate etichette intelligenti di tutti i formati e tecnologie per avere colori in linea col mood del prodotto, evidenziare le promozioni in atto, avere il prezzo aggiornato in tempo reale.
I sistemi chiosco (kiosk) sono il grande leit motiv di quest’anno per permettere al consumatore di essere indipendente e decidere se fare un self check out per evitare le code alle casse. Ci sono kiosk di tutte le dimensioni, con qualsiasi sistema operativo, nei posti più disparati: dal supermercato, al bar, alla palestra. C’è anche chi propone un sistema che distribuisce drink sulla base del riconoscimento facciale: non serve più che io dica al barman “il solito”.
Oltre ai kiosk ci sono anche le app installate sullo smartphone del consumatore, multi-brand o mono-brand. Le app multi-brand catturano i dati di loyalty una volta sola e li condividono tra tutti i retailer/brand che vendono tramite quella app. Le app monobrand permettono di fare la spesa da casa, unendo le informazioni legate allo storico d’acquisto o alle preferenze del consumatore, con quanto disponibile sul punto vendita; i prodotti vengono quindi caricati nel carrello in autonomia, saltando le casse dopo aver pagato direttamente col cellulare che farà da apri-porta per uscire dal negozio. Questo concetto introduce implicazioni dirompenti: il retailer sa cosa intendono acquistare i suoi clienti prima che entrino in negozio e può instaurare con loro un rapporto ancora più diretto.
Dai raggi laser per contare le persone, differenziandole per altezza tra adulti e bambini, al pavimento dotato di sensori per mappare le aree calde, ai sistemi di visione per riconoscere le persone, fino alla tecnologia RFID che consente di tracciare e garantire il “never out of stock” e misurare il comportamento di acquisto.
Molte sono le tecnologie che consentono l’identificazione massiva dei prodotti presenti in store al grido di “never out of stock“. RFID: tag applicati ai capi (come fanno da anni Zara, Decathlon…e alcuni nostri clienti che operano nel fashion), sensori su scaffali intelligenti (che rilevano il prodotto) uniti a sistemi di visione che identificano la merce sugli scaffali, la stampa speciale per il packaging dei prodotti (una sorta di watermark stampata sulla superficie della confezione) che consente l’identificazione massiva a distanza della merce con la fotocamera dello smartphone senza bisogno di leggere un barcode, una novità che, se prende piede, rivoluzionerà il mercato (sia per le applicazioni in store, sia per i merchandiser e l’antitaccheggio.
É la naturale conseguenza di una raccolta immensa di dati, dal comportamento di acquisto in store a quello che avviene prima e dopo la visita nel mondo digitale attraverso il nostro smartphone da casa o ovunque ci troviamo. Ibm propone le API del suo sistema AI Watson che, integrate nelle applicazioni di aziende come Aton, permettono di dare indicazioni (Prescriptive Analytics) al punto vendita (ed esempio se esponi la birra perché in zona stasera ci sarà un concerto).
Quanto e come il retail si integra o si contrappone all’e-commerce?
Sono tutt’uno: lo smartphone su cui passiamo in media 4h al giorno è l’anello mancante tra digitale e fisico.
Dietro a tutto questo ci sono ovviamente i grandi player dei pagamenti, da Adyen a Ingenico a nomi (che pochi addetti conoscono) che operano nel fintech e che gestiscono miliardi di euro in transazioni di pagamento (online e offline).