Dall’inizio del 2020 a oggi sono 2 milioni i nuovi consumatori online in Italia (in tutto 29 milioni), 1,3 milioni dei quali, secondo i dati del Netcomm Forum che si è tenuto il 6 e il 7 maggio, sono da attribuire all’impatto dell’emergenza sanitaria del Covid-19. Da gennaio a maggio 2019 infatti i nuovi consumatori erano 700 mila, crescita che il mercato e-commerce si aspettava anche nei primi quattro mesi del 2020, se non fossero subentrati il Coronavirus e il conseguente lockdown.
Il click&collect, ovvero la possibilità di ordinare online un prodotto e di ritirarlo in negozio da parte del cliente, ha registrato una crescita del +349%, abitudine che, secondo il Presidente di Netcomm diventerà sempre più consolidata nei prossimi mesi, poiché consente flessibilità, adattamento alle esigenze di mobilità e, soprattutto, distanziamento sociale.
Ma questo “salto evolutivo nel digitale di 10 anni”, citando le parole di Roberto Liscia, Presidente Netcomm, vale anche per il B2B e-commerce?
Il B2B e-commerce esiste da sempre, sotto forma di EDI nella GDO a partire dagli anni ’80, ma negli ultimi anni ha avuto una nuova fioritura anche spinto dalle dinamiche del B2C.
Ecco 3 cose che un B2B può “prendere a prestito” dal B2C:
Nella nostra esperienza il B2B e-commerce va oltre: crea un canale diretto in cui il cliente trova tutte le informazioni che lo riguardano, lo stato dei pagamenti, gli acquisti e lo stato di evasione.
Ci sono aspetti che segnano ancora in maniera marcata la differenza tra B2B e B2C quali l’occasione d’uso, i volumi, la specializzazione nell’acquisto dell’acquirente, la modalità di approvvigionamento, consegna e pagamento, per cui oggi un B2B e-commerce è uno strumento che non si può trasformare in commodity come invece avviene per le piattaforme B2C.