Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad una rapida trasformazione delle politiche industriali del nostro Paese, oltre che a livello concreto con strumenti specifici per le imprese, anche a livello linguistico e concettuale.
Nel 2018 si parlava di Piano Nazionale Industria 4.0, per poi essere ridefinito come Piano Nazionale Impresa 4.0 l’anno successivo. Questo passaggio, in termini lessicali, è avvenuto per dare maggiore valore al concetto di “essere un’impresa 4.0” che volesse cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale. Ad oggi, siamo di fronte ad un nuovo importante concetto: una Transizione 4.0.
“Il Piano Nazionale Transizione 4.0 è il primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano” afferma il Ministero dello Sviluppo Economico, il quale ha sottolineato come le nuove misure siano fondamentali per la ripresa dell’economia nel periodo di post pandemia, verso importanti cambiamenti in termini di innovazione, inclusione, sostenibilità e digitalizzazione.
Ma in che modo la ripresa è imprescindibilmente legata ad una maggiore necessità di digitalizzazione?
Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle come il digitale sia risultato fondamentale nel periodo di lockdown e come tutti i settori abbiano dovuto conformarsi, adottando soluzioni digitali di gestione, di comunicazione e di manutenzione da remoto.
Per questo motivo l’obiettivo del Piano Transizione 4.0 sarà quello di aumentare l’interconnessione degli attori della società (imprese ed enti pubblici) creando una visione di network e un sistema di filiera per supportare le PMI ad investimenti significativi sia in beni materiali che immateriali e formazione.
In particolare, sono stati individuati 3 obiettivi nel decreto attuativo del Piano, per valorizzare l’ecosistema e supportare le imprese; questi obiettivi possono essere identificati in:
Per raggiungere tali risultati nei prossimi anni (periodo 2020 – 2023) saranno dunque stimolati gli investimenti, mettendo a disposizione delle imprese degli strumenti finanziari che diano respiro, potenziando le aliquote di detrazione e anticipandone i tempi di fruizione.
Il credito d’imposta per gli investimenti in beni materiali e immateriali, che copre oltre alle spese in ricerca e sviluppo anche l’innovazione tecnologica e formazione 4.0 rappresenta uno degli strumenti principali. In generale, si è assistito ad una maggiorazione dei tetti delle aliquote che passano dal 6% dello scorso anno ad un incremento dal 15% fino al 20% per investimenti in beni immateriali 4.0 (software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni connesse ad investimenti materiali) effettuati nel 2021 e nei prossimi due anni.
Per spese che riguardano beni materiali 4.0 (macchinari, strumenti, apparecchiature) il coefficiente del credito d’imposta sarà del 50% se l’investimento sarà inferiore a 2,5 milioni di euro e effettuato nel 2021.
Tra le novità del piano, si è posto maggiore attenzione al tema green e digitale, incrementando l’aliquota dal 10% al 15% e il massimale da 1,5 a 2 milioni.
Il concetto di sostenibilità ambientale si lega alla digitalizzazione da diversi punti di vista: riguarda il miglioramento dei processi all’interno di una azienda sia nel passaggio delle informazioni sia nella gestione dei dati, ma riguarda anche la sostituzione dei documenti cartacei (paperless) che a sua volta comporta un minor spreco di risorse, minore rimanenza nei magazzini e una minimizzazione degli spostamenti non necessari (e quindi meno inquinamento).
È verso questa prospettiva futura che l’Unione Europea sta continuando a camminare, chiedendo agli enti governativi nazionali e regionali, ma anche alle aziende più virtuose, di farsi portavoce dei benefici nel passaggio ad un sistema più digitalizzato e green.
Il ruolo di Aton, come importante player IT a supporto di aziende di diversi settori, è identificativo anche nella consulenza verso gli investimenti più intelligenti per adeguarsi alle necessità del mercato ma anche alle priorità digitali e sostenibili. È necessario rendersi portavoce di questa trasformazione, anzi transizione, verso una ripresa economica che si auspica possa portare maggiore consapevolezza nell’importanza di ottimizzare i processi e di utilizzare la “cassetta degli attrezzi” finanziari in modo più intelligente e sostenibile.