Leggo sul sito Business Insider un articolo che coglie il mio interesse e mi fa tornare a riflettere su di un tema spesso dibattuto con gli amici. Questo è uno stralcio:
“Alla luce dell’applicazione delle tecnologie della quarta rivoluzione industriale, parliamo di Above e Below API. Per Api si intende Application Programming Interface, ovvero l’interfaccia con cui si può parlare con un programma software. Il concetto del lavoratore che può interfacciarsi con un API per ricevere indicazioni sul lavoro da fare allarga il divario tra lavoratori “Above the API” (lavoro di intelletto) e Below the API (la forza lavoro che riceve indicazioni dalle macchine). L’organizzazione societaria vede dunque sparire la categoria Below The API man mano che le tecnologie vengono applicate, ma vede altresì espandersi la fascia Above the Api che deve acquisire sempre maggiori competenze per governare la tecnica”
Piaccia o non piaccia, questa linea di confine determinerà il successo professionale nostro e soprattutto dei nostri figli. Stando sopra la linea delle macchine ci saranno molte possibilità di realizzarsi professionalmente, altrimenti sarà molto dura.
Significa stare sopra l’onda dell’incertezza e dell’imprevedibilità. Essere curiosi, sempre pronti a imparare, al cambiamento e alla ristrutturazione interiore. Mettersi in gioco per tutta la vita, credere profondamente nel miglioramento personale, relazionale, lavorativo e sociale. In sintesi, avere un growth mindset.
Le macchine diventano sempre più intelligenti e le loro performance si stanno rapidamente avvicinando all’uomo. Starci sopra non è banale, con l’andare del tempo diventa sempre più sfidante ma non c’è alcuna alternativa. Man mano che gli automatismi crescono in capacità diminuiscono i posti di lavoro di basso livello e crescono le opportunità per gli ingegneri, gli informatici, i creativi, i coach etc.
Sì, è una selezione cinica. Ma non è altro che la progressione geometrica di un trend che è iniziato ai tempi dell’Homo Sapiens. Di fronte a fenomeni così vasti e inesorabili conviene accettare di buon grado il cambiamento e adattarsi, preparandosi con la massima attenzione al futuro. Trovo ridicolo opporsi al progresso attaccando la globalizzazione, alzando muri e dazi, maledicendo la Cina o invocando con nostalgia i tempi andati. Pensiamo a sfruttare le nuove opportunità imparando bene l’inglese e magari anche il cinese e l’arabo. Studiamo i mercati e le persone: la sociologia, le relazioni, la psiche, le emozioni, l’empowerment, il team working.
Nella mia esperienza di imprenditore ho sempre cercato pervicacemente di stare sopra l’onda perché mi piace, ma anche perché sono convinto che se finisci sotto sei spacciato. Ho cercato di sviluppare in azienda nel tempo la capacità di intercettare sia il vecchio da buttare che il nuovo su cui investire. Certe volte ci abbiamo azzeccato, altre no, ma non ci fa paura il cambiamento, anzi. Un mondo fermo, o peggio che va indietro, è una vera iattura. Lo si capisce pensando a cos’era il mondo del lavoro cinquanta o cento anni fa.
La formazione in Aton rappresenta un centro di costo importante. Guardando ai temi su cui abbiamo investito e ai risultati ottenuti sinora sono piuttosto compiaciuto ma non ancora appagato. Spaziano da corsi massivi di inglese al training autogeno, dal GTD (Getting things done) all’ITIL (IT Service Management), dal Coaching alla creatività, dalla PNL all’intelligenza emotiva per citarne solo alcuni. Atonpeople è un cantiere costantemente aperto e i soldi investiti in crescita sia umana che professionale sono i meglio spesi.
Un’educazione famigliare che metta al centro la curiosità, la diversità e la capacità di adattamento e resilienza. Una buona scuola che insegni a imparare. Un ambiente di lavoro e una formazione professionale aperti e di qualità. Questi sono secondo me i principali antidoti al rischio di essere travolti dall’esercito dei robot e che ci consentiranno di starci sopra. Io la vedo così.