Dopo lunga e trepidante attesa e pervasi da una certa emozione, due anni fa abbiamo iniziato in Aton il percorso triennale Elite in Borsa Italiana.
È un’iniziativa partita nel 2012 che sin dall’avvio ha stimolato la mia curiosità, convinto che fosse un ottimo strumento per contribuire alla crescita della nostra cultura imprenditoriale e manageriale. A due terzi del percorso, iniziando a riflettere sul valore ricavato da questo impegno, penso di aver fatto un’ottima scelta per Aton.
Come noto l’Italia è un paese che vive soprattutto di PMI, ci sono pochissimi campioni globali e infinite piccole realtà spesso eccellenti, ma quasi mai in grado di esprimere tutto il loro valore potenziale, in modo particolare nell’industria informatica.
Spesso mi sono chiesto il motivo e nel tempo mi sono fatto delle idee.
Rispetto ai paesi più evoluti da noi le imprese spesso sono familiari, poco capitalizzate, con un business basato più sul fare che sulla brand equity. L’obiettivo principe di molte PMI domestiche è la sopravvivenza, non è la conquista del globo.
Giusto per fare un esempio, a parità di investimenti in media per ogni milione di euro di capitale proprio un’azienda italiana è gravata da un debito di due milioni, un’azienda tedesca di settecentomila euro, con le inevitabili conseguenze.
La forza schiacciante dei grandi Gruppi internazionali dominanti costringe le nostre aziende a riparare in nicchie protette o ancora più spesso in business minori opportunistici di prossimità.
L’obiettivo di spingere la crescita delle nostre migliori aziende con un’Accademia specializzata nello sviluppo internazionale d’impresa è encomiabile e sta portando oggettivi importanti risultati. Al programma Elite si sono iscritte sinora più di 1000 aziende, attorno alle quali fiorisce uno stimolante ecosistema finanziario e di servizi professionali specializzati.
Aprirsi al mercato dei capitali, nelle sue varie forme tra cui una è la quotazione in Borsa, è un passaggio strategico che spinge l’imprenditore a uscire dalla “comfort zone”, stimolando l’accelerazione degli investimenti e dei relativi ritorni.
In estrema sintesi Aton si sta portando a casa crescenti livelli di miglioramento strategico, organizzativo, finanziario, nel controllo di gestione e nella governance, oltre a molte relazioni con potenziali partner al top del mercato. Tutti elementi fondamentali per alzare la testa e pensare in modo diverso al futuro.
L’industria informatica italiana ha particolare bisogno di fare sistema, aggregarsi, avere una visione di lungo periodo vincente in cui credere e per cui battersi. E’ assai avvincente strutturarsi con l’obiettivo di valorizzare sempre meglio il nostro territorio e le nostre competenze, affermarci all’estero, contribuire nel nostro piccolo a migliorare il mondo grazie anche a prodotti e servizi “Well done in Italy”. Portare anche nel lavoro lo stile di vita italiano che tutti ammirano significa mettere al centro le persone, dando spazio alle loro qualità umane migliori, tra le quali il geniaccio creativo ed estetico, il problem solving, il senso di responsabilità, le competenze relazionali prima ancora che tecniche.