Aton l’hai ereditata? Perché hai scelto di fare l’imprenditore? Chi te l’ha fatta fare?
Spesso mi è stato chiesto da dove è partita l’avventura. Ve lo racconto perché serve a introdurre l’origine della natura di Aton. Quando ho iniziato a lavorare, il mercato dell’informatica era un vero Far West. Facevo il venditore junior e non sopportavo spendere la mia faccia con i clienti per recuperare i guai combinati dalle aziende che rappresentavo: accordi disattesi; ritardi senza speranza; approssimazioni se non errori clamorosi; talvolta una buona quota di esplicito sfruttamento dell’ignoranza del tempo. Non c’eravamo proprio, i miei valori si scontravano con il malcostume e sembrava non esserci via d’uscita
La seconda motivazione, non meno importante, è stata la sofferenza nel constatare le pessime condizioni che regnavano all’interno degli ambienti di lavoro. Il rispetto non esisteva, imperava il potere gerarchico del grado e non mancavano forme di bullismo. Era normale sentire il capo urlare insolenze al suo malcapitato sottoposto perché qualcosa era andato storto nel business. Il lavoro di squadra era un’utopia, c’era un gigantesco individualismo e un diffuso terrore di sbagliare. Seppur molto giovane, venivo da anni di sana pratica sportiva e il senso profondo della squadra mi era naturale, non riuscivo a riconoscermi in quel modo di giocare
Queste due motivazioni mi hanno spinto a cogliere la prima occasione per creare una realtà “a modo mio”. E’ stata un’azienda, ma poteva essere una squadra di calcio, una lista civica o una missione in Africa. Grazie al cielo ho realizzato me stesso in un progetto di lunghissimo termine, con dei grandi compagni di squadra, raccogliendo man mano soddisfazioni sempre più difficili e sempre più grandi e facendomi innamorare a vita del mio lavoro
Qualche articolo fa mi hanno dato dell’imprenditore comunista. La cosa mi ha fatto troppo ridere: era un amico della rossa Emilia che si rivolgeva a un “paron” veneto, a dimostrazione che non bisogna mai dare nulla per scontato! Bene, non sono mai stato comunista ma ho sempre creduto nel ruolo delle aziende non solo come mere cellule economiche. Le persone a mio avviso non possono lavorare solo per produrre sempre maggiori profitti riservati agli azionisti, costi quel che costi. Credo che l’azienda sia responsabile a 360 gradi nel contesto in cui opera, verso i collaboratori, le loro famiglie, i clienti, l’ambiente, il territorio locale e la pubblica amministrazione, i fornitori, i concorrenti. E’ un impegno che deve superare il semplice rispetto minimo delle leggi che, all’italiana, sono spesso vecchie, farraginose e aggirabili
Ciò significa ad esempio considerare le conseguenze anche extra-economiche legate alle decisioni da prendere. Come impatta sui nostri collaboratori questa scelta? E sui clienti? Sull’ambiente? e così via… Scegliere la via più breve per guadagnare più possibile mette a repentaglio la sostenibilità nel lungo termine del business. Certo, non è facile, ma la bussola dev’essere orientata all’obiettivo strategico del lungo e lunghissimo periodo. Sono molto orgoglioso ad esempio di un titolo che rappresenta bene questa logica winwin di Aton: al momento non abbiamo alcuna causa legale aperta con clienti, fornitori o collaboratori e spero di mantenere a lungo questo lenzuolo bianco
In questi giorni il Board di Aton ha deciso di rendere visibile e misurabile il nostro impegno extra-economico. Metteremo a sistema tutte le componenti, le iniziative, i risultati, fissando dei KPI e degli obiettivi misurabili, cercando di coinvolgere gli atonpeople per potenziarne l’applicazione e gli effetti esterni. Credo molto nell’affinità elettiva, le persone si incontrano naturalmente attorno ai valori in cui credono. Aton è una realtà nata e cresciuta con questi principi, quindi non dobbiamo inventarci nulla, basta sviluppare bene quello che c’è già
Quest’anno insieme al bilancio economico vogliamo pubblicare anche il nostro primo piccolo bilancio di sostenibilità. Non siamo l’ENI, siamo una media impresa a bassissimo impatto ambientale, ma sono convinto che sia fondamentale dare l’esempio, contribuire a un mondo migliore in ogni forma, in ogni momento, in qualsiasi luogo. Siamo una comunità di circa 150 famiglie ma abbiamo tutti i giorni rapporti con centinaia di persone: viviamo tutti una sola vita, nello stesso pianeta, non dimentichiamocelo
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La nostra Mission è stata dichiarata formalmente molti anni fa ed è ancora molto attuale su questi temi, non necessita di aggiornamenti:
“Il talento e l’esperienza delle nostre persone nelle tecnologie digitali sono la leva strategica per contribuire al successo delle aziende. Ci realizziamo nel produrre profitti crescenti e sostenibili, mettendo al centro l’uomo, la cultura, il territorio, la qualità del lavoro e della vita.”
Lo stesso nome Aton trae origine da un’ispirazione ricevuta dall’affascinante faraone Akhenaton, vero pioniere dell’avanguardia sociale. Conto di narrarvi il senso di questa storia in un prossimo articolo
Ad maiora semper!